“L’anno scorso in aereo di ritorno da un breve laboratorio in Sicilia, ho sentito forte il desiderio di una nuova avventura e mi sono chiesta: quale potrebbe essere la mia prossima meta? Ho fatto l’inventario dei paesi che vorrei viaggiare prima di morire, ho pensato alla Cambogia, al ritorno in India, alla Polinesia. Non riuscivo a vedere un obiettivo che mi desse energia, poi ha fatto capolino un pensiero: il giro del mondo… ho sorriso, l’ho sognato per un momento e poi mi mi sono detta: sarebbe bello ma… forse in un’altra vita. Infatti sono subito comparse nella mente le diverse voci che mi spiegavano l’impossibilità della cosa: troppi soldi, tieni famiglia, non puoi lasciare il lavoro adesso ecc. Eppure è come se un piccolo seme avesse iniziato a maturare in me. Da bambina mi ha affascinata la storia del Giro del Mondo in 80 giorni, su un tema delle elementari avevo anche scritto che da grande avrei fatto la navigatrice solitaria girando il mondo, è sempre stato un sogno, non ho mai pensato di poterlo realizzare.
Quel pensiero aereo però non mi lasciava e ho iniziato a parlarne, quasi per gioco, per vedere le reazioni della famiglia, dei colleghi. Quando a fine dicembre ho capito che avrei potuto avere uno spazio di stacco lavorativo, ho cominciato a cercare informazioni nella rete e con in mano un vecchio atlante geografico a immaginare le diverse tappe. “Pensa solo al prossimo passo” è stata la mia frase guida in tutti i momenti di scoraggiamento, ho avuto poche settimane per decidere e organizzarmi da sola e sono partita l’1 febbraio invocando la fortuna ad aiutarmi per tutto quello che organizzato non era.
Il Covid a gennaio sembrava ancora confinato in Cina e sono partita con fiducia. La sicurezza di riuscire a compiere l’intero viaggio mi ha accompagnata fino in Nuova Zelanda, poi a metà marzo, nel giro di pochi giorni, i confini dei vari paesi sono stati chiusi, il mondo si è fermato e il sogno è stato spazzato via. L’isolamento obbligato di 14 giorni al mio rientro è stato un tempo necessario per elaborare il lutto dell’incompiuto, perché questo viaggio resterà incompiuto per sempre. Gli amici mi dicono: “puoi sempre fare l’ultimo pezzo, ripartire da dove sei arrivata”, ma non si è trattato solo di un viaggio fisico, io ero dentro un processo interiore. In un lungo periodo di crisi su diversi fronti di vita, ho deciso di sfidare le mie convinzioni limitanti e provare a me stessa che “è possibile” quello che fino ad allora avevo immaginato impossibile. Il viaggio, anche se interrotto, mi ha regalato tanto: luoghi del cuore, un’incredibile bellezza, nuove amicizie e ho ritrovato parti di me dimenticate, tanta forza e sicurezza. L’idea prima o poi di fare un nuovo giro in solitaria non l’ho abbandonata, anche se ora sto immaginando altri viaggi.” Anna Ghiotti