L’opera ancora incompiuta è un film sul tema del viaggio, non solo dal punto di vista di chi parte, ma soprattutto da quello delle persone che restano. Il fratello di mio nonno Rocco, negli anni 50, partì con altri cugini di primo e secondo grado da Stio, frazione Rose in provincia di Cosenza, per l’Australia. Un altro compaesano li aveva preceduti ed altri li seguirono successivamente.
Lo zio aveva registrato audio per raccontare ciò che vedeva e scritto un poema nei 40 giorni di viaggio e poi tra i compaesani partiti e le famiglie rimaste in Calabria negli anni c’è stato uno scambio di saluti e racconti dagli emigrati che si incontravano per registrare e dei compaesani a Stio che si radunavano per ascoltarli tutti insieme e a loro volta registrare saluti e aggiornamenti delle diverse famiglie. Una corrispondenza collettiva tramite la spedizione di nastri sonori e qualche filmino.
Ho sempre amato molto filmare mio nonno, in campagna o mentre guidava la 127, e lui mi ha sempre vista con la telecamera in mano. Un dicembre di 4 anni fa mi ha detto: ti faccio sentire qualcosa. Siamo entrati in casa, ha preso il Geloso, aveva ancora il registratore originale, ha caricato le bande magnetiche ed ha iniziato a farmi sentire i nastri di quei racconti.
Ho subito capito il valore importantissimo di quel materiale e quando per Natale mi ha regalato anche le trascrizioni fatte da lui, in particolare del poema che suo fratello aveva composto in viaggio, ho pensato di fare un film. Un film dove raccontare il viaggio dalla parte di chi resta, ci sono tutte le persone che partono, ma mi interessa indagare Penelope. Il nonno è Penelope. Il paese è Penelope, vicino alla Sila, una terra di montagna di agricoltori, di radicamento, diverso da un luogo aperto, di mare, collegato alla dimensione del partire, viaggiare. Mi interessa tutto l’immaginario di cui si nutre chi resta, pensare alle tante famiglie qui, che non sanno cosa i loro affetti troveranno laggiù e se mai ritorneranno e li rivedranno.
Ho già digitalizzato i Super 8 che hanno immagini bellissime, ci sono i battesimi, le tavolate a pranzo, non ho invece ancora digitalizzato i nastri che sono molto fragili. Ho tanto materiale, fotografie, archivi, bande sonore. Ho iniziato a girare, poi mi sono fermata nel progetto anche perché mi è mancato di trovare gli archivi a Melbourne, le registrazioni inviate da Stio. Il nonno mi raccontava come si riunivano per registrare racconti e che un giorno si sono trovati a casa della mia bisnonna che ci teneva ad aggiornarli della costruzione del nuovo acquedotto in paese.
Per poter continuare il mio lavoro ho bisogno di quel materiale che fino ad ora non sono riuscita a reperire. Il film è ancora senza titolo, per me emerge sempre alla fine dell’opera. Alle volte magari è già lì prima, ma lo vedo chiaramente solo in quel momento. Il mio desiderio è di realizzare questo film, da un lato deve maturare qualcosa anche dentro di me, dall’altro sicuramente vorrei poter accedere al materiale mancante, magari compiendo il viaggio verso Melbourne.