Vivo l’idea che le cose siano lì, come un po’ congelate, in attesa di essere rispolverate.
Posso dire che il bello dell’incompiutezza è quella sensazione che hai quando leggi un libro e ancora non è finito, ti aiuta a vivere con un atteggiamento di curiosità, ti chiedi che cosa mi può riservare ancora, un libro, una città, la vita.
Se ti dico Incompiuto qual è la prima cosa che ti viene in mente?
Un libro ancora in corso. Non è un aggettivo che mi richiami qualcosa di negativo, la prima immagine che mi arriva è di qualcosa che deve essere svelato o fatto, qualcosa in itinere.
L’incompiuto di che colore/forma è?
Colore verde, come forma direi un tubo che inizia piccolo come una cannuccia e poi si allarga.
C’è qualcosa che hai lasciato incompiuto nella tua vita?
La prima cosa che mi vien in mente, che mi è rimasta sempre sullo stomaco, è il liceo classico interrotto quando ormai ero quasi alla fine. Un po’ avevo subito la scelta dei miei, il Classico era un must della mia famiglia, però mi piacevano le materie ed ero portata per scrivere. Frequentavo il quarto anno e ho smesso di studiare, di fronte all’ipotesi di una bocciatura, soprattutto per via del greco difficile da recuperare in poco tempo, avevo deciso di fare cambio di scuola, scegliendo le Magistrali che avevano l’indirizzo più simile. Questo incompiuto mi ritorna ancora oggi nei sogni, penso di aver fatto uno sbaglio, vero che avrei vissuto anche male la bocciatura, mi sentivo ormai pronta per voltare pagina e per l’università. Nel lavoro sento invece incompiuta la mia professione giornalistica, si è interrotta bruscamente nel 2007 in un momento di grande espansione, per la morte prematura di Franco Carlini, in tanti siamo stati traghettati alla libera professione, in anni di grande crisi senza spunti e occasioni, in molti facciamo fatica trovare una situazione di lavoro stimolante.
Quale è il tuo rapporto con le cose incompiute?
In generale, tutto quello che mi viene in mente è come se fosse lì al caldo che aspetta di essere finito. Io sono un’ottimista di indole. Ad esempio, il pianoforte è un incompiuto, ho studiato per 8 anni, ma so che lo riprenderò, continuerò a studiarlo. Vivo l’idea che le cose siano lì, come un po’ congelate, in attesa di essere rispolverate. A parte il liceo che non concluderò, anche la mia professione e la sua brusca frenata, nonostante i miei 51 anni, credo che potrà tornare a darmi soddisfazione. La mia identità professionale è parte della mia identità, non tutta, io sono anche altro, ma la mia identità passa anche attraverso questa.
Qualcosa di incompiuto che vorresti venisse finito?
Nella mia vita penso al rapporto con il mio ex marito, era un rapporto bello, ci vogliamo bene, ma l’incidente in cui è rimasto paraplegico ha come congelato un rapporto che si stava evolvendo e questo a volte mi pesa; tutto è rimasto cristallizzato a quel momento.
A livello di città, penso a Genova che è oggettivamente la città dell’incompiuto, ha tradito tante promesse e tanti sogni, è l’incompiuto per antonomasia. C’è qualcosa nell’indole della gente, poi amministrazioni poco operative da sempre, al di là delle ideologie. É una città che non riesce ad interpretare la sua vocazione, pensa alla viabilità e soprattutto al turismo che sarebbe un potente atout, fa un passo avanti e due indietro, non osa rischiare. L’atteggiamento della gente, il mood generale è di timidezza e scarsa imprenditorialità, poco coraggio e il mugugno diffuso, un indietreggiare nel momento in cui occorrerebbe farsi avanti.
Viva l’incompiutezza perché?
Forse è esagerato dire viva. Posso dire che il bello dell’incompiutezza è quella sensazione che hai quando leggi un libro e ancora non è finito, ti aiuta a vivere con un atteggiamento di curiosità, ti chiedi che cosa mi può riservare ancora, un libro, una città, la vita.
Cos’è un fertilizzante per te?
Le relazioni umane, le storie, ne sono molto curiosa, mi intrigano e mi ispirano. Mi incuriosisce la natura umana, sono un po’ una spugna, e mi piace pensare che qualcuno ha fatto una data cosa, c’è riuscito, ha fatto un percorso. La musica poi è fonte di ispirazione, quando penso ad un progetto ad un sogno, c’è sempre una colonna sonora di sottofondo che mi ispira.
E la Play List di Umus quale sarebbe?
- Perfect day, Lou Reed
- Peaceful easy feeling Eagles
- La cattiva strada, Fabrizio De Andrè
- When the music’s over, The Doors
- Imagine, John Lennon
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Speranza, amarezza, vitalità.