Unfinished Museum

Back to all Post

Pietro Spanghero

Se fosse una musica, sarebbe una sequenza di accordi che si ferma ad un certo punto e… mi piacerebbe finirla, mi piace lavorare sull’armonia.

 

Se ti dico Incompiuto qual è la prima cosa che ti viene in mente?

Che potrebbe essere compiuto in qualche bel modo, una possibilità. Una volta magari invece mi sarebbe venuto in mente un senso di tristezza. Me ne sono reso conto solo ora che probabilmente venti anni fa avrei pensato che incompiuto è uguale al non avercela fatta.

Unfinished di che colore/forma è?

Come un liquido, può prendere la forma del recipiente nel quale lo si mette. Come colore mi viene in mente blu. Se fosse una musica, sarebbe una sequenza di accordi che si ferma ad un certo punto e… mi piacerebbe finirla, mi piace lavorare sull’armonia.

C’è qualcosa che hai lasciato incompiuto nella tua vita?

Ce ne sono tante di cose, ma probabilmente le ho dimenticate, perché da un po’ di anni mi sono imposto la regola che se mi viene un’idea e decido di lavorarci su, poi ci lavoro fino a che non la porto a termine. Anche se mi manca l’ispirazione, mi metto con gli strumenti che ho e cerco un modo per finirla, perché voglio compiere le cose che inizio.

Nel passato ci sono brani che ho iniziato e mai finito, ma da una certa età in poi, se ho deciso di fare qualcosa poi l’ho portata a compimento. 

Quale è il tuo rapporto con le cose incompiute?

Voglio compierle.

Emozioni?

Sfida, anche se è una parola che non amo, preferisco l’inglese challenge che ha un colore un po’ diverso: mi interessa il percorso, qualcosa con cui ci si misura e che fa crescere, uno stimolo.

Quand’è che un’opera per te è compiuta?

Quando, che sia andata come è andata, comunque hai creato un qualcosa dove hai messo insieme i pezzi che erano necessari a concludere e l’opera sta insieme, ha tutte le sue parti, magari è brutta, magari è una frase o un capitolo sgangherato, ma è un discorso concluso seppur pieno di difetti. Invece nell’incompiuto è come se mancasse un verbo, un soggetto, un’informazione determinante. Io nei miei confronti sono ipercritico, però alla fine, se penso al suono d’insieme dei miei lavori, sono quasi sempre soddisfatto. E sono soddisfatto soprattutto quando ho la possibilità di fare musica in presenza del pubblico, poiché questo dona all’esperienza un aspetto sacralità condivisa, data dall’essere fisicamente assieme in un luogo, sentire e vedere, percepire le vibrazioni. Il pubblico è determinante, c’è qualcosa che passa tra te e il pubblico che non so descriverti.

Cos’è un fertilizzante per te?

Un po’ tutto, non solo gli stimoli musicali, ma anche viaggiare, un giro in bici o una gita; vedere persone che passano per strada e fanno qualcosa, un libro che fa scattare qualcosa dentro. Anche l’ascolto di certe musiche, vedere concerti dal vivo ha sempre un forte impatto, vedi qualcosa che potresti fare tu, ti piace, pensi come vivresti questa cosa, e questo getta un seme dal quale poi magari fai nascere altro.

3 parole che abbineresti ad incompiuto?

Vivo, crescita, curiosità.

Add Your Comment