Unfinished Museum

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Veronica Caggia

Viva l’incompiutezza perché?
Dipende dall’idea di incompiuto, volendo io agli occhi degli altri potrei apparire piena di esperienze incompiute che per me invece sono compiute… quindi direi: evviva l’idea diversa che ognuno di noi ha dell’incompiuto.

 

Se ti dico Incompiuto qual è la prima cosa che ti viene in mente?
La prima cosa che penso è legata alla mia città di nascita, che quasi potrei dire si fonda sull’incompiuto, come appare molto evidente a tutti quelli che arrivano e come è considerato normale per quelli che ci vivono. Vittoria è una piccola città di 64 mila abitanti, fatta a scacchiera come Buenos Aires e la maggior parte degli edifici risulta incompiuta: c’è un pian terreno rifinito e poi secondo, terzo e magari quarto piano, anche interi palazzi, incompleti con mattone forato ancora a vista. Per chi ci abita però quell’incompiuto rappresenta la possibilità: il padre di famiglia pensa che nei piani superiori andranno ad abitare i suoi figli che decideranno poi come costruire. Ed è bello questo concetto di possibilità, interessante vedere l’incompiuto non come fallimento, ma come possibilità aperta.

Unfinished di che colore/forma è?
Direi il colore grigio, perché è un colore che si può abbinare a tantissimi altri… sempre pensando alle possibilità. La forma è di un semicerchio, un semicerchio grigio.

C’è qualcosa che hai lasciato incompiuto nella tua vita?
Sì, ce l’ho! L’Università, mi sono iscritta ad Ingegneria per l’ambiente e il territorio e dopo 3 mesi me ne sono andata senza dare nemmeno un esame, una cosa iniziata e completamente abbandonata senza alcun rimpianto. Anche suonare la chitarra, un’estate mi ero rotta la mano destra e avevo il gesso al braccio, mi ero fatta regalare la chitarra ed ero decisa ad imparare da autodidatta, purtroppo dopo tanto impegno e applicazione ho scoperto che avevo imparato gli accordi al contrario perché guardando il manuale avevo “semplicemente” scambiato la prima con la sesta corda! Per la delusione non l’ho mai più voluta suonare e di questo invece mi pento.

Quale è il tuo rapporto con le cose incompiute?
Un rapporto insostenibile, faccio di tutto pur di chiudere. La cosa che non si chiude mi fa stare male. Per me chiudere non vuol dire aver successo, certo mi fa piacere, ma non è quello; chiudere è come se fosse una sorta di principio etico, anche nelle relazioni per me è importantissimo risolvere, non lasciare questioni in sospeso, è un credo quasi, ci tengo molto ai momenti di confronto che mi danno pace anche se non sono risolutivi. Voglio pensare di avercela messa tutta, di aver dato il massimo perché qualcosa che sia indifferentemente una relazione o un progetto vada a buon fine. E sapere di aver fatto tutto il possibile mi rende felice. Mi accade che da un punto di vista pratico è come se il mio occhio si soffermasse sempre lì, sulle cose non concluse, è una tendenza che ho con tutto; poi ogni giorno ci sono cose che lasci incompiute per forza, però mi ritrovo tante volte a dire di no a progetti perché sono convinta di non poterli portare a termine come vorrei.

Viva l’incompiutezza perché?
Dipende dall’idea di incompiuto, volendo io agli occhi degli altri potrei apparire piena di esperienze incompiute che per me invece sono compiute… quindi direi: evviva l’idea diversa che ognuno di noi ha dell’incompiuto. Ho fatto diverse esperienze, lavorato in diversi teatri, compagnie, associazioni, e quando ho smesso, era sempre nel momento in cui ritenevo di aver già dato e preso tantissimo e per me c’era quindi compiutezza, per gli altri magari no, potrei sembrare persino la reginetta dell’incompiuto per questo.
E allora posso dire: W l’incompiuto perché per chi lo fa ha una sua compiutezza e completamento.

Qualcosa di incompiuto che vorresti venisse finito?
Vorrei tantissimo che si compisse questa fase storica per l’umanità, la crisi pandemica credo sia parte di una fase storica importante, che vorrei completasse il suo corso lasciando una scia positiva di evoluzione sulle nostre vite, sul modo di vivere il territorio, l’ambiente, creando servizi migliori, città più a misura d’uomo, da vivere, non città dormitorio, ma spazi e luoghi d’incontro, per fare comunità; vorrei che la cultura sempre bistrattata ne uscisse con una riforma che tuteli i mestieri artistici. Per ora sogno che questa fase storica tremenda arrivi a compimento!

Cos’è un fertilizzante per te? Un fertilizzante di cui avrei bisogno…/il mio fertilizzante preferito
Gli incontri, per me sono tutto!

3 parole che abbineresti ad incompiuto?
Possibilità, imprevisto, sorpresa.

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